Seatour report (prima parte)


Partenze

Preparativi per la partenza. Come al solito mi riduco a fare la valigia la sera prima, a tarda serata, stanchissimo. E’ un rito lento, che amo seguire con cura anche se sono sicuro di dimenticare sempre qualcosa di fondamentale (ma cos’è poi “fondamentale”?). Stavolta aggiungo anche costume da bagno e asciugamano da spiaggia; andiamo al mare e non voglio trovarmi impreparato. A letto non prendo subito sonno. Sento dell’irrequietezza per il viaggio, quello che ci aspetta e non ci aspetterà. Ho una specie di lieve nodo allo stomaco che non mi lascia distendere del tutto. Leggo il libro di Wu Ming che ho preso oggi in libreria. Guarda caso (ma è un caso?) parla di viaggio. Due membri del collettivo raccontano il viaggio che hanno fatto in Canada sulle tracce dei personaggi del loro ultimo romanzo, Manituana. Mi piace questa tenue corrispondenza ingigantita dall'immaginazione: loro in Canada dietro ai fantasmi indiani, noi, più prosaicamente, in partenza per due date (le prime sotto il Po). Loro in viaggio per migliaia di km con l’aereo, noi alla fine ne faremo in tutto circa 1000 con un furgone preso a nolo. Ognuno con le sue aspettative. Dal libro apprendo che Padre Navarette, un viaggiatore francescano del diciassettesimo secolo, lasciò scritto che “si contraddice non poco la natura umana lasciando la propria casa”. E’ una frase che colpisce e forse spiega un po’ del mio maldipancia pre-partenza. Una parte di me vuole partire, distaccarsi dalla quotidianità, aprirsi al nuovo e all’imprevedibile, scrostarsi pensieri muffi e ridisegnare prospettive. Un’altra è ripiegata su una comoda quotidianità che soffoca e rassicura. Mi addormento su questi pensieri senza fine.

Verbania-Fiorano Modenese 20 giugno

Il giorno dopo, la partenza è fissata per le 15. Finito lavoro, passo a prendere il furgone(un Fiat Ducato grigio metallizzato). Ci ritroviamo da Elda e per una volta la partita di tetris che ingaggiamo di solito per far stare tutta la strumentazione in macchina risulta essere per principianti. Elda personalizza il mezzo con alcune scritte fissate con lo scotch di carta e si parte. Impostiamo il navigatore (un recente e dubbio acquisto) anche se dopo pochi minuti saremo costretti a zittirlo per non scaraventarlo fuori, irritati. Alla guida, all’andata, si alterneranno Frova e Alberto, mentre il ritorno spetterà a me ed Elda. Dal mio cantuccio posteriore Frova mi sovrasta(il sedile anteriore è rialzato) e assomiglia a un gigante buono, un Ercole gentile. Si respira agitazione nell’aria. C’è chi la tradisce di più, ma tutti siamo eccitati come bambini alla loro prima gita scolastica. Non capisco bene: in alcuni momenti sembriamo degli Argonauti, degli eroi pronti a tutto per raggiungere il loro vello d’oro; in altri dei folli, degli stupidi ingenui all’inseguimento di chimere che non sappiamo nemmeno bene mettere a fuoco. Mi astengo dal voler formulare una risposta definitiva e mi lascio distrarre dalle immagini che scorrono veloci sul finestrino, dalle chiacchere e dalle risatine smozzicate che mi arrivano dal davanti, dal libro che ho sulle ginocchia e che terminerò prima ancora di vedere il mare.
A Milano, in tangenziale, ci tocca la prima coda. Il caldo comincia a farsi sentire per davvero in questa estate posticipata e sul furgone non abbiamo l'infida aria condizionata. Il sole è ancora alto nel cielo grigio-azzurro, soffocante, sembra poter prosciugare tutta la Milano da bere. Prendiamo l'A1 in direzione Bologna. Fiorano ci aspetta e ci aspetterà fino alle 20 passate. Il lungo grumo di lamiera premuto sull'asfalto dal tacco del solleone ci costringe a numerose soste.

Facciamo il nostro ingresso "trionfale" su piazza Menotti di Fiorano mentre un disco arancio declina verso ovest. Il primo a venirci incontro è Daniele, il nostro promoter. Ha l'aria di chi aspetta da un po' ma la sua affabilità non tradisce punte di insofferenza. Scarichiamo, montiamo tutto e facciamo un po' di check. Elda viene subito tampinata da quello che sarà poi il vero protagonista della serata, vale a dire Corrado alias Scricciolo. Corrado ha l'aria già alticcia e sembra apprezzare molto la nostra presenza(soprattutto quella di Elda, a dire il vero!!). Elda gli concede una prova alla batteria che dice di aver suonato per tre anni. Si rivelerà un generoso e fuorissimo compagno di serata con un perfetto e biascicato accento emiliano che ci farà sorridere volentieri. Il Caffè del Teatro, luogo del concerto, è un bel posto. Arredato con poltrone e divanetti un po' retrò e quadri con musicisti, ha un bella illuminazione soffusa e un'ampia terrazza che da sulla piazza antistante. Consumiamo la cena insieme a Daniele parlando del suo lavoro, del girare insieme ai julie's haircut, di possibili nuove date ed è quasi ora di salire sul palco. Peccato solo che non arrivi molta gente. Alla fine arrivano quattro amici di Daniele e decidiamo di iniziare di fronte a non più di una decina di persone. Abbiamo previsto intro e outro dilatate e improvvisate, in linea con le ultime prove, molto più free e ambientali rispetto al repertorio su disco(Deerhunter are my star!). Noi ci divertiamo non poco e i pochi che ci sono sembrano apprezzare. Dopo un'ora abbondante siamo madidi di sudore e solo una lunga boccata d'aria sulla terrazza con tanto di recupero liquidi refrigeranti (sotto forma di bevande alcoliche o calippi) ci restituirà le energie per smontare tutto e caricare di nuovo il furgone, destinazione casa di Daniele a Bibbiano.

Per poco non mi addormento durante il tragitto e una volta arrivati non ci metto molto ad abbandonarmi al sonno. Per gli altri non è andata forse proprio così. La piccolissima stanza che ci ospita confina con il garage dove dormono i due cani boxer di Daniele il quale ci consiglia di chiudere a chiave la porte per evitare di trovarci in loro compagnia durante la notte. E in effetti, a detta del Frova, ci sarà un fiatare intermittente. La mattina, compiaciuto della mia insensibilità, potrò dire di aver riposato meglio di tutti.





Bibbiano-Cavriago-Senigallia 21 giugno

Alle 10.30 andiamo a fare colazione insieme a Daniele al "bar Ida da Simona". Ci serve una ragazza dagli occhi chiari, molto gentile. Ci sistemiamo all'aperto, sotto dei pini mentre scorrono le ultime battute e alcuni sottili refoli di vento. Frova, forse sotto il peso del malditesta dovuto alla notte quasi insonne, tiene banco con innumerevoli e mirabolanti cazzate. Si vagheggia di un pellegrinaggio a Zocca, luogo natale del Vasco, chiaramente non quello che campeggia sull'ultima copertina di Blow up. Si rimembrano le gesta della sera prima di Elda con il calippo. Si ride, rincoglioniti dal caldo e dalla poche ore di sonno.
Poco dopo, salutato Daniele a cui siamo riusciti a strappare la promessa di farci suonare con Bugo e Frusciante, decidiamo di puntare su Cavriago, la piccola Pietroburgo. E' da quando seguo i Giardini di Mirò che ne sento parlare. Jukka Reverberi e forse anche Corrado ( i due chitarristi) sono di lì e gli Offlaga Disco Pax ci hanno pure fatto una canzone. Cominciamo a stupirci nel constatare che "l'incredibile toponomastica" dell'Emilia dal cuore rosso è proprio una realtà. Via Che Guevara, via Carlo Marx, via Nilde Iotti e infine Piazza Lenin. Sostiamo nella piazza rossa (per altro non proprio bellissima) con il sole alto di mezzogiorno per qualche minuto. Osserviamo straniti la copia del busto in bronzo di Lenin con il sopracciglio corrugato e l'espressione severa. Scattiamo qualche foto e torniamo ad inseguire i nostri pensieri che corrono dietro ai campi roventi riflessi sui vetri del furgone.

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