"The night all crickets died" streaming integrale

A 4 giorni dall'uscita del disco, ve lo proponiamo tutto in pre-ascolto! :)


... e qui di seguito la tracklist dell’album con qualche nostro breve commento ai brani.
Buona lettura/ascolto!

THE SOLITUDE OF THE SHIP (PART I)
Alberto: Il titolo è uscito così, ci piaceva l’idea della solitudine delle navi. Il brano in origine era un tutt’uno con la seconda parte, ad un certo punto, grazie all’intuizione del nostro bassista, abbiamo deciso di dividerlo in due momenti. Ci sembrava una buona apertura e un’ottima chiusura per il disco. Tra l’altro le prime parole cantate da Elda sono “All crickets died”: si ha subito l’idea della natura e del mood dell’album, e della rottura con il passato soprattutto con la prima fase in cui, appunto, c’erano i grilli.
Frova: Sì, rottura con il passato circa lo stile del pezzo e rottura con il proprio passato del protagonista di Ahab, brano in qualche modo annunciato dal titolo di questa prima traccia. Anche la canzone è rotta in due. Poppa e prua.

AHAB
Elda: Per me il cambio nasce il 16 giugno 2008 con l'improvvisazione che è diventata Ahab, che si chiamava Hell nella sua versione precaria della durata di una mezz’oretta. Accordavo il rullante alle prove, colpi in flanger ripetuti: e Carlo ci mette due note, Alberto ci mette quel giretto che nessuno lo sa ma è la suoneria del mio cellulare. E poi urlavo perchè ero incazzata nera. Un pezzo nato ignorante, suonato come lo farebbe un 15enne che ha in mano le bacchette da tre mesi, ma così vivo. Ci siamo guardati meravigliati appena smesso di suonare. Ahab è terribilmente difficile da suonare bene adesso, di ignorante non ha più nulla.

LUDOVICO (NOT AN ANTHEM)
E: Alberto alle prove si cimenta con questo riff tutto sghembo. Come valorizzarlo? Mi incollo a lui: se lui ha sei corde e tanti giochini nella pedaliera, io ho 4 tamburi e farò lo stesso a mio modo. Fuori dal solito giro di batteria colpo di cassa + colpo di rullante. Devo dire la verità, una cosa su cui abbiamo discusso alla nausea è il ritornello: non convinceva molto, è sempre rimasto orecchiabile, ma sul finale è migliorato, ha qualcosa di epico.

SUMMER SHADE
Carlo: Canzone che parte sommessa per poi sfociare nel finale in crescendo. Molto romantica, nel senso più nero del termine. Non c’è speranza di fare innamorare questa ragazza! Infatti ha avuto una gestazione di un paio d’anni (il brano), e la settimana prima di chiuderci in studio avevamo ancora dei dubbi. Il risultato finale però ci è piaciuto molto, la parte di violoncello è da brividi.

DECAY
A: Probabilmente è stato il brano più veloce da registrare. E anche da comporre. La melodia era stata fatta al piano, in origine, mentre cercavo gli accordi di non so quale canzone. Quindi ne è uscito un brano acustico, con un lungo arpeggio e un tappeto con una chitarra elettrica alla My bloody Valentine. In aggiunta, la voce di Elda con una tonnellata di riverbero e un loop in coda. Strabella.
F: Brano centrale, idea dell'idea del loop logico su cui una bussola si incardina, impazzisce e gira all'infinito, rotta come un disco rotto.

GRASSHOPPER IN YOUR HANDS
C: Ha una grande forza trascinante e sexy. All’inizio era nato quasi come pezzo da dancefloor. Poi è diventato più rock, con le chitarre ruvide e galoppanti. Il testo parla di un tema durissimo: la violenza su una donna. Anche se lo ha scritto Elda, quando lo canto sento molto le sue parole… deve essere una sensazione terribile sentirsi in trappola, desiderata in modo malato: proprio come una cavalletta nelle mani di un gigante bavoso…fucking men!

HANG/OVER
E: L’ho sempre intesa come l’atto finale, l’atto definitivo, il punto della situazione che porta a mettere il punto alla propria esistenza. L’ho farcita di citazioni e nessuno se ne accorge. Allegorie e metafore. Small furry creatures: several species of small furry animals, i miei adorati Pink Floyd. In a cosy and warm hotel room, sleeping slipping away: il suicidio di Pavese. Snowflake with no place to fall, tratto da un detto zen, forse il mio prossimo tatuaggio.

BLACK DOGS
A: È il primo brano che canto, all’inizio non volevo nemmeno, ma siamo andati avanti a provarlo così. Il ritornello a due voci e i cori sono arrivati in un secondo momento, ma sono usciti molto bene, ci siamo anche divertiti a registrarli. Il testo contiene una frase che può essere un filo rosso del disco: “To be fair we must be wrong”. Dannazione e catarsi? Forse. Il finale resta comunque molto “sabba(th)”!!!

THE SOLITUDE OF THE SHIP (PART II)
C: Si chiude il cerchio… solitudine come certezza? La nave ha retto alla tempesta o si è schiantata sugli scogli? Basso e batteria contengono nella loro geometria chitarre deliranti che strillano come sirene impazzite. Vieni, solitudine.
F: Il disco gira ancora, la nave è ormai prossima alla dura terra ferma del silenzio. E poi tutto tace. Ma il disco gira ancora, ve lo giuro.








3 commenti:

Gordon Pym ha detto...

La prima song mi ricorda i Cranes ... ottima ... a presto x il resto ...

Anonimo ha detto...

urca ve li siete studiati bene i SonicYouth...
Bravi!

Alligatore ha detto...

Più l'ascolto e più mi piace...a stasera!